Questo weekend la Formula 1 farà tappa in Messico, sul circuito Hermanos Rodríguez di Città del Messico, a “casa” di Sergio Perez. Si preannuncia una sfida interessante, per il Mondiale e sul piano puramente tecnico. La corsa al titolo si è infiammata con la doppietta Ferrari di Austin: l’uno due a stelle e strisce di Charles Leclerc e Carlos Sainz ha portato la Scuderia a 8 punti dalla Red Bull e a 48 dalla McLaren, un’altra prestazione di livello potrebbe portare il Cavallino davanti il team austriaco e magari fruttare qualcosina in più.
A.A.A. cercasi grip
Prima di sognare in grande, però, è necessario che a Città del Messico tutto fili liscio. E non è scontato. La gara in altura infatti (l’Autodromo Hermanos Rodríguez è a oltre 2.200 metri sul livello del mare!), oltre a costringere i motoristi a trovare delle soluzioni alla penuria del comburente “ossigeno”, sarà un bel banco di prova in chiave affidabilità per la power unit e per i freni a causa della rarefazione dell’aria in quota. Le prese d’aria vengono aperte il più possibile, la configurazione aerodinamica è quella di massimo carico (molti utilizzeranno le ali di Monaco) e comunque sui lunghi rettilinei si registrano di anno in anno le velocità più alte del Mondiale.

L’aria è talmente rarefatta che è proprio sul tracciato messicano – e non a Monza dove si va con le monoposto scarichissime – che Valtteri Bottas con la Williams ha stabilito nel 2016 l’attuale record di velocità in F1: 372,5 km/h.
La sfida per i team sarà dunque quella di trovare carico e di riflesso aderenza, grip. Pirelli farà la sua parte: in Messico ci saranno delle mescole più morbide rispetto allo scorso anno, anche per ampliare le possibili strategie e rendere la gara più imprevedibile. Per la tappa sul circuito intitolato ai fratelli Pedro e Ricardo Rodríguez ci saranno a disposizione dei piloti le P Zero più soft della gamma 2024, quelle con mescole C3, C4 e C5 che rispettivamente avranno fasce bianca, gialla e rossa.

Ciascun pilota avrà a disposizione 12 set di pneumatici slick:
- due set di C3 (dure, fascia bianca)
- tre set di C4 (medie, fascia gialla)
- sette set di C5 (morbide, fascia rossa).

Il tracciato di Città del Messico, lungo 4,304 km, ha 17 curve e un asfalto che stressa poco gli pneumatici. Gli organizzatori hanno riasfaltato quest’anno la zona compresa tra la curva 12 e 15, nel terzo settore. L’asfalto di base molto liscio unito allo scarso utilizzo che viene fatto del circuito nel resto dell’anno fanno sì che all’inizio del fine settimana, in FP1, il livello di grip sia piuttosto basso, e che l’evoluzione pista sia un aspetto molto rilevante lungo tutto il weekend.
Normalmente la gara è a una sosta
In termini di strategia, quella di Città del Messico è una gara con una sola sosta ai box per il cambio gomme. Un anno fa la maggior parte dei piloti è scattata al via con le P Zero gialle, con le medie, e la prima fase di gara fu molto tattica: si cercò di allungare lo stint il più possibile.
Una neutralizzazione e una successiva bandiera rossa, causata da un’uscita di pista della Haas di Kevin Magnussen, portarono poi quasi tutti ad usare tre set di gomme in una gara sostanzialmente divisa in due parti. I colpi di scena, di solito, non mancano. In caso contrario, la scelta di Pirelli di puntare su delle mescole più morbide, dovrebbe comunque regalarci un maggior movimento nell’arco dei 71 giri.
Lascia un commento